Il deserto del Sahara potrebbe cambiare aspetto e diventare un’enorme pianura verdeggiante. Con i suoi 9 milioni di chilometri quadrati e un’estensione che va dall’Oceano Atlantico fino al Mar Rosso, il Sahara al momento è il deserto caldo più vasto del pianeta ma, grazie all’installazione di un numero elevato di impianti eolici e fotovoltaici, tutto questo potrebbe cambiare.
Secondo uno studio condotto dall’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign e del Maryland a College Park, riportato sull’autorevole rivista statunitense “Science” (disponibile qui), l’installazione di pannelli solari e turbine eoliche in questa zona così arida della Terra permetterebbe non solo di produrre un’incredibile quantità di energia pulit, ma anche di avere un significativo aumento delle precipitazioni pari al 50%, con una crescita della vegetazione veramente notevole, fino a poter trasformare il deserto del Sahara in un’enorme pianura verdeggiante.
Questo il risultato dello studio volto a valutare le potenziali ricadute e gli effetti climatici derivanti da fonti di energia rinnovabile. Nello specifico, se venisse installato un grande parco di impianti eolici e fotovoltaici sull’intera superficie del Sahara, il clima della zona muterebbe completamente, portando con sé un aumento della temperatura di circa 2 gradi Celsius, le piogge e, di conseguenza, lo sviluppo di aree verdi.
L’energia prodotta, secondo il team coordinato da Yan Li, riuscirebbe addirittura a soddisfare il fabbisogno dell’intera popolazione mondiale, pari a 18 terawatt nel 2017.
Andando a coprire l’intera area sahariana con pannelli fotovoltaici e turbine eoliche, infatti, si potrebbero ricavare in media 79 terawatt di energia pulita e rinnovabile, riuscendo ad eliminare in toto l’utilizzo globale di combustibili fossili.
Secondo Safa Motesharrei, co-autore dello studio, “l’aumento delle precipitazioni e della vegetazione, combinato con l’elettricità pulita come risultato dell’energia solare ed eolica, potrebbe aiutare l’agricoltura, lo sviluppo economico e il benessere sociale nel Sahara, nel Sahel, in Medio Oriente e in altre regioni vicine”. Insomma, un ciclo positivo che porterebbe benefici per tutti.