Realizzare la promessa del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, cioè “arrivare all’obiettivo di zero macchine inquinanti in circolazione entro il 2030“, è semplicemente impossibile. Lo dice la matematica: se anche, per assurdo, da domani ogni nuova auto venduta in Italia fosse a emissioni zero, quindi elettrica pura, con un turn-over che non ha mai superato due milioni di unità ci vorrebbero quasi 20 anni per sostituire tutto il parco circolante, che è di circa 37 milioni di veicoli.
Sarebbe piuttosto già un grande successo riuscire a superare il traguardo del Parlamento europeo di Strasburgo: abbattere del 20% le emissioni climatizzanti prodotte dal settore trasporti (principalmente la CO2) entro il 2025, e del 40% entro il 2030. Obiettivo che non sarà raggiunto se le auto elettriche non avranno una penetrazione pari almeno al 5-6% del totale e gran parte delle altre saranno sostituite da veicoli ibridi plug in.
Senza contare che il trasporto pubblico dovrà migrare interamente verso l’elettrico e quello commerciale – camion compresi – dovrà dire addio al diesel. Un’impresa titanica per un’Italia che scatta, per usare un parallelo automobilistico, dall’ultima fila della griglia di partenza.
Secondo il Politecnico di Milano che ha diffuso il suo E-mobility Report 2018, infatti, i numeri italiani dei veicoli a emissioni zero sono ancora esigui se paragonati ai valori del mercato europeo e globale. Nel 2017 in Italia sono state vendute 4.827 auto elettriche (erano 2.560 l’anno precedente), appena lo 0,24% del totale delle vendite dei veicoli. Numeri veramente esigui, considerando l’importanza e la consistenza dei traguardi da raggiungere in tema di emissioni di CO2.
Il trend è incoraggiante, ma i numeri assoluti ancora insignificanti se paragonati a quelli del resto del mondo e dell’Ue. Le vendite globali 2017 di auto nuove Ev sono state in totale circa 1,2 milioni (sia Bev, elettriche pure, sia Phev, ibride plug in), il 57% in più rispetto al 2016, quando furono poco più di 770mila. E per quest’anno si stimano vendite complessive di 2 milioni, il che significherebbe una quota di mercato superiore al 2%