Oggi quando installiamo un impianto fotovoltaico sul tetto cerchiamo di capire, attraverso un’analisi economica-finanziaria più o meno dettagliata, se quell’investimento è conveniente e ci consente di risparmiare e in quanti anni siamo in grado di recuperare le spese iniziali.
In realtà oggi nel calcolare i vantaggi dell’impianto da installare, si trascurano indubbi vantaggi che non sono solamente quelli economici del possessore dell’impianto.
Un recente studio del Centro ricerche e politiche Environment America e Frontier Group, dal titolo “The true value of Solar. Measuring the Benefits of Rooftop solar Power” (allegato in basso), illustra i numerosi vantaggi di un impianto fotovoltaico, benefici che vanno ben al di là di quelli per la famiglia o per l’impresa che ci vive o lavora sotto. Un approccio che vale per il mercato statunitense, ma può essere allargato anche a quello italiano ed europeo.
Questi vantaggi, sintetizzati nello specchietto qui in basso, rientrano in due categorie principali: vantaggi per la rete e per tutti i clienti che dipendono da essa e vantaggi per la società nel suo insieme.
La diffusione di tetti FV, oltre a ridurre la costruzione di impianti centralizzati alimentati a fonti fossili, consente una maggiore stabilità dei prezzi dell’energia e una migliore affidabilità della rete, soprattutto nel corso dei picchi estivi quando c’è un aumento della richiesta di energia per il condizionamento dell’aria.
Anche in Italia negli anni passati si è valutato il valore del peak shaving, cioè il fenomeno per il quale l’energia a costo marginale nullo immessa sul mercato dal solare taglia il prezzo dell’elettricità in Borsa nelle ore del picco di domanda diurno. Ad esempio già nel 2012, dopo il boom del conto energia, era stato stimato un valore del peak shaving netto del fotovoltaico di 838 milioni di euro.
L’energia solare riduce inoltre i costi collegati all’impatto ambientale dell’energia.
Nel recente passato alcuni studi commissionati da utility americane sottovalutavano ampiamente o trascuravano del tutto i vantaggi che vanno oltre l’aspetto più prettamente energetico, attribuendo così al solare un valore più basso di quello che gli sarebbe spettato.
Gli impatti ambientali della generazione elettrica, spiega il report, non possono più essere trascurati visto che negli Usa questa ha rappresentato da sola il 28% delle emissioni di gas serra del 2017, una quota che potrà salire enormemente con la prevista elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento.
Il valore del solare non può essere poi dissociato da altri criteri che internalizzano i costi di altri inquinanti legati alle fonti fossili come il particolato, il piombo, mercurio, il biossido di zolfo, ecc., con i conseguenti impatti sul sistema sanitario.
Più nello specifico tutti i costi dell’intera catena di valore e del ciclo di vita delle fonti fossili andrebbero considerati (emissioni di metano associate al fracking, polveri di carbone, perdite da oleodotti e gasdotti, ecc.); una quantificazione che i decisori politici trascurano da sempre.
Il prezzo dell’energia non riflette poi nemmeno i benefici economici del solare lungo tutta la sua filiera che includono anche la creazione netta di posti di lavoro.
I regolatori, le utility e i politici ci vogliono far credere che coloro che possiedono un sistema fotovoltaico siano i soli ad avvantaggiarsi dei vantaggi economici legati all’installazione dell’impianto (vedi riduzione degli oneri di sistema e benefici fiscali) e che gli altri, i non possessori di impianti, ne subiscano i danni come un aumento sulle loro bollette.
Si vuole dimostrare che l’elettricità solare distribuita non dà solo vantaggi a chi la usa direttamente, ma alla rete, all’ambiente e alla società.
In definitiva, valutare con più ampio respiro i costi e i benefici anche del fotovoltaico permette di avere un quadro più completo e più favorevole all’incentivazione degli impianti solari in Italia.